Lunedì 9 dicembre, sede di Ripetta. Una serata affollata da un pubblico colto, curioso di assistere a quanto il socio Paolo Buglioni, raffinato uomo di teatro, gli avrebbe riservato nel 150° anniversario della nascita del Belli. Abile regista e credibilissimo dicitore Buglioni ha saldamente tenuto il centro della “pièce” scritta dalla “filosofa” Federica Bassetti con la quale, nel corso di una immaginaria intervista televisiva, impersonando il fantasma del Belli disceso in visita al romanissimo Tevere Remo, ha dialogato recitando e commentando una serie di sonetti tra i più rappresentativi dell’opera del grande poeta.

Ad accompagnare e a collegare tra loro i vari momenti dello spettacolo rispettivamente le musiche di Schumann eseguite al piano dal maestro concertista Walter Fischetti e l’inarrestabile, espressivo movimento del bravo attore Francesco Mastroianni nelle vesti di un silenzioso ed attento operatore televisivo.
Il fascino esercitato dalla “pièce” nel suo insieme e la forza recitativa di Buglioni, che ha riproposto con fedeltà e trascinamento l’anima ottocentesca di una irrepetibile Roma, hanno entusiasmato il pubblico che a lui e ai suoi colleghi ha tributato calorosi applausi.

Quando sembrava che tutto fosse finito Buglioni, uomo d’arte e canottiere, trovandosi nel posto giusto in mezzo alle persone giuste, ha voluto comunicare il sentimento provato nell’apprendere la notizia della scomparsa di un grande socio, Nicola Ansuini, “fiumarolo” DOC dai molti meriti, leggendo un brano poetico da lui composto

Per Nicola 

Quel giorno un ragazzino passava col pallone sotto il braccio, i calzoni corti, le ginocchia sbucciate e perennemente sporche, sul solito ponte che da Piazza della Libertà lo portava al di là del Tevere, a Piazza del Popolo e poi a Villa Borghese su quei prati che diventavano campi di calcio, con le porte segnate a terra dai maglioni dei giocatori  e i pali immaginari e, come tutte le cose immaginarie, mobili quanto serviva a decretare che quel tiro era “GOL”  o  “FUORI”…dipendeva dalla squadra in cui si stava giocando, se in quella padrona della porta in questione o in quella avversaria.

Quel giorno il ragazzino coi calzoni corti e le ginocchia sbucciate e perennemente sporche, mentre passava sul solito ponte dette un calcio al pallone, immaginando di essere in chissà quale stadio con la maglia bianca e azzurra e l’aquila sul petto ma…..quel calcio fu male calibrato, non avrebbe  mai  giocato in uno stadio vero,  e il pallone con un volo  di  gabbiano, quasi  planando come un aereoplanino di balsa, arrivò sul fiume che lo catturò e se lo stava portando via, giù verso il mare. Addio pallone, addio Villa Borghese, addio partita, e chissà quando ne avrebbe potuto avere un altro, ma….da sotto il ponte sbucò un signore su  una barca a remi, con una canottiera azzurra con le strisce sul petto, ricordava un po’ la maglia della Sampdoria,… “Signore!…Signore!” gridò il ragazzino!  “Signore!…Aho’!” …All’ ahò il signore guardò in alto, sul ponte, e vide il ragazzino che sbracciava “ Che mi prende il pallone? Il pallone…m’è cascato…Eccolo, stà lì…”. Il signore con la canottiera che sembrava la maglia della Sampdoria si guardò intorno, vide il pallone, assestò qualche colpo di remi un po’ qua, un po’ là, lo tirò in barca poi riguardò su verso il ragazzino e gli fece cenno di scendere dalla scaletta che stava alla fine del ponte.  Il ragazzino coi calzoni corti e le ginocchia sbucciate corse giù lungo la scala di travertino saltando igradini a quattro a quattro e in un attimo fu sulla riva del fiume. Non c’era mai arrivato fino a lì. Il fiume lo aveva visto sempre dall’alto. Il signore in canottiera intanto si era avvicinato a riva….”Grazie….grazie tante!” “Sì, ma stà attento un’altra volta! Lo sai che se mi prendevi mi mandavi in acqua?” “Non l’ho fatto apposta, scusi” “ Eccoti il pallone” e glielo lanciò con una mano mentre con l’altra teneva tutti e due i remi di quella barca che sembrava un violino “finofinofino” e “lungolungolungo”. “Grazie, grazie.” “Come ti chiami ?” “Paolo!” “Io Nicola, ciao! E sta attento un’altra volta” e con un colpo di remi tornò al centro del fiume.

Da quella volta il ragazzino con i calzoni corti e le ginocchia perennemente sbucciate, ogni volta che passava su quel ponte guardava sotto, sul fiume, per cercare Nicola, quel signore con la canottiera che sembrava la maglia della Sampdoria e danzava leggero su quella barca che sembrava un violino finofinofino e lungolungolungo. Ma non lo vide più.

Sono passati tanti anni, quel ragazzino chissà da quando porta i pantaloni lunghi, le ginocchia non sono più sbucciate, i capelli sono diventati bianchi e Villa Borghese non è più quella di allora e anche quegli amici con cui giocava a pallone con le porte segnate dai maglioni e i pali mobili, chissà che fine hanno fatto. Sabato il fiume era grosso, carico di pioggia, di terra, di rabbia e  l’uomo coi capelli bianchi come migliaia di altre volte è passato su quel ponte che da Piazza della Libertà porta a Piazza del Popolo e ha guardato sotto. Non se lo sarebbe mai aspettato. Sul fiume, su una barca che sembrava un violino “finofinofino” e “lungolungolungo” c’era il signore con la canottiera che sembrava la maglia della Sampdoria…. ma era esattamente come allora, non era invecchiato di un’ora. Danzava su quella barca leggero come una farfalla d’estate e muoveva i remi con la stessa grazia di un grande direttore d’orchestra. Il fiume in piena per lui non era un problema. “Nicola !”….gridò Paolo!  Nicola smise di remare e guardò in alto sul ponte, e vide l’uomo coi capelli bianchi. Prese tutti e due i remi con una mano e con l’altra lo salutò, sorridendogli. Non disse nulla ma Paolo è convinto che Nicola lo abbia riconosciuto e si sia ricordato di quel pallone che, tanti anni fa, per poco non lo colpì.

Paolo si è detto, che ha fatto bene per tutti questi anni a guardare il fiume ogni volta che è passato su quel ponte che da Piazza della Libertà porta a Piazza del Popolo, e che continuerà a farlo, ed è sicuro che prima o  poi rincontrerà Nicola con la canottiera che sembra la maglia della Sampdoria e va su quella barca che sembra un violino “finofinofino” e “lungolungolungo”.

 

Paolo Buglioni

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