Una serata all’altezza delle migliori tradizioni.

Oltre 100 i partecipanti a Ripetta per un evento indimenticabile e di gran “gusto”.

Una serata particolare, con un invito a cena in un palazzo nobiliare napoletano, dove allo splendore di una tavola apparecchiata come una volta hanno fatto riscontro le “colonne sonore” di una società che sapeva apprezzare le cose belle e buone della vita, e soprattutto la seducente, per gli occhi e per il palato, cucina dei Monzù, come venivano chiamati i grandi cuochi francesi in servizio, e in competizione, presso le casate nobili della settecentesca Napoli dei Borbone.

 

Una serata particolare, con un invito a cena in un palazzo nobiliare napoletano, dove allo splendore di una tavola apparecchiata come una volta hanno fatto riscontro le “colonne sonore” di una società che sapeva apprezzare le cose belle e buone della vita, e soprattutto la seducente, per gli occhi e per il palato, cucina dei Monzù, come venivano chiamati i grandi cuochi francesi in servizio, e in competizione, presso le casate nobili della settecentesca Napoli dei Borbone.

Una cucina reinterpretata con raffinata “galanteria” (non a caso la Cena a Palazzo s’intitola anche a una celebre manuale gastronomico della fine del Settecento, Il Cuoco galante) da un aristocratico e sapiente anfitrione quale Franco Santasilia di Torpino, nella foto a sinistra, Socio del Circolo del Remo e della Vela Italia di Napoli, con noi gemellato.

Gentiluomo napoletano, appassionato gastronomo e studioso della tradizionale cultura della tavola, Franco Santasilia di Torpino ha preparato per noi, coadiuvato dal cuoco del nostro Circolo, alcuni piatti particolarissimi della grande cucina napoletana, descritta in un suo pregevole libro, presentato nell’occasione dal Socio Sasà Toriello e dal giornalista Guido Barendson.

La serata è stata anche allietata dalla chitarra e dalla voce del musicista Romolo Banco, che proporrà musiche e canzoni del repertorio napoletano del Settecento e dell’Ottocento.

Abbiamo così vissuto insieme una esclusiva esperienza in cui s’intrecceranno in perfetta armonia l’alta enogastronomia e la memoria culturale di un impareggiabile momento della più sofisticata tradizione italiana, consentendo a tutti di sentirsi cordialmente protagonisti sull’inconsueto palcoscenico di un passato che si fa presente, e riproponendo l’importanza del “gusto” come un esercizio consapevole e responsabile di convivenza.

Una costruzione gastronomica di grande effetto, certamente influenzatadalle magiche arti d i Marie Antoine Careme, il quale passò molti anni al Cabinet des Estampes per acquisire la capacità di progettare ed eseguire opere d’arte culinaria in tutto degne delle opere d’arte figurative con le quali venivano a contatto, sia pure per lo spazio di un pranzo.

La magica composizione possiede anche il nome di “Cerino di Bucatini” e sembra che quest’ultimo derivi dal fatto che in tempi andati le candelette toglifumo, dette cerini, erano contenute in sfere di ottone avvolte su se stesse.

Era il piatto preferito dal Principe Gaetano Caracciolo di Castagneto, brillante diplomatico negli anni 1910, che non perdeva occasione per farlo preparare nei pranzi ufficiali in Ambasciata.

Una versione raffinatissima delle note polpette di vitello, impreziosite nella forma, nell’impasto e soprattutto dalla salsa d’accompagnamento.

Il Conte Paolo Gaetani dell’Aquila d’Aragona, celebre gentiluomo di rara eleganza, era solito far preparare le straordinarie “granatine”, accompagnate da una soffice purée di patate, quando riceveva i suoi ospiti (Noel Coward, Totò, i Duchi di Kent, la Principessa Isabel Colonna) nella sua splendida villa “L’Olivella” sotto il Vesuvio a Torre del Greco.

 

BASTIONE DI MOUSSE D’ARANCIO AL GRAND MARNIER

Questa ricetta, d’influenza prettamente francese, è attribuita a Monzù Starace, cuoco sopraffino al servizio della Regina Maria Sofia di Borbone. Si racconta che il Monzù fosse perdutamente innamorato della sua regina e che non perdesse occasione per creare piatti di straordinaria fattura allo scopo d’incantarla. È questo un piatto servito spesso in Casa Serra di Cassano e fece bella mostra di sè durante l’epico ballo dato a Palazzo in occasione delle Olimpiadi della Vela e del Remo a Napoli nel 1960, al quale parteciparono rappresentanti di quasi tutte le case regnanti dell’epoca (Svezia, Spagna, Danimarca, Lussemburgo ecc.) e personalità come la Callas e Onassis.